mentre ti aspetto
Io so partorire.
Come partorirono le donne che mi hanno preceduto.
Mia mamma, mia nonna, mia bisnonna, mia trisnonna.
Così come la prima donna.
Ce l’ho registrato nelle mie cellule.
E’ la sua eredità.
Il mio corpo sa partorire.
Come sa respirare, digerire, concepire, camminare, parlare, pensare.
E’ perfettamente disegnato per questo:
il mio bacino, il mio utero, la mia vagina,
sono opere di ingegneria
al servizio della forza della vita.
Io sono “colei che sa”.
E “colei che sa” mi sussurra:
“Cavalca l’energia delle contrazioni come se fosse l’estasi,
lupa, leonessa, iena, cavalla, volpe, gatta, pantera…
incontra la tua femmina animale e diventa lei”.
E come lei, mammifera onnipotente, dai la luce.
(Monica Manso)
Fai di me un prato. Con tanta luce.
E poi aggiungici un cielo, come vuoi tu.
E’ lì che io ti aspetterò.
Il numero più grande è due. Fabrizio Caramagna